FACCIAMOSTORIE®: TEATRO – DANZA NELLA SCUOLA

L'articolo racconta il programma "Facciamo Storia",  l'esperienza di Socialisarte nelle  scuole dell'infanzia.  Sotto i titoli: La Fiaba agita, Educere ed emuovere e Prevenzione a scuola.
L’articolo racconta il programma “Facciamo Storie” l’esperienza di Socialisarte nelle scuole dell’infanzia. Sotto i titoli: La Fiaba agita, Educere ed emovere e Prevenzione a scuola.

La Fiaba agita®

Il modo migliore per raccontare una storia ad un bambino è attraverso il gioco e il movimento creativo, facendogli rappresentare le tappe della storia con stimoli motori ed espressivi che lo aiutino ad attraversare i passaggi fondamentali, le sfide che i personaggi affrontano. Il potere benefico della lettura di una storia si basa sull’attivazione della capacità empatica del bambino nei confronti del personaggio. La proposta motoria, la “fiaba agita”, il “fare storia”, consente di proseguire il percorso dall’empatia verso l’esplorazione di un’emozione, un vissuto o una sfida da superare.  La lettura di una fiaba è perfetta prima di dormire se vogliamo lasciare al sogno la cura dei conflitti. Ma se vogliamo stimolare la via della consapevolezza e lo sviluppo di atteggiamenti positivi e creativi sarà il gioco, strutturato e semistrutturato, la via regia.

Giocando, mimando e danzando, i bambini risolvono le più diverse situazioni in maniera integrale, ovvero con la mente, la fantasia, il corpo e le emozioni. Non razionalizzando, ma vivendo. Non con le parole, che nei primi anni sono ancora poche, ma con gesti e movimenti che invece sono già tanti.

Aprire il corpo al mondo immaginale, alle immagini dell’inconscio per emergere nello spazio di gioco- in maniera guidata- è un processo creativo simile a quello che Jung chiama Immaginazione Attiva. Le immagini dell’inconscio che scaturiscono dal mondo immaginale attraverso l’immaginazione attiva sono espresse – esattamente come nell’immaginazione creativa – attraverso il ritmo, i movimenti, i rituali e la relazione con il conduttore, con i compagni e con il gruppo. Ma, mentre l’immaginazione creativa si rivolge alla produzione culturale, alle forme d’arte, di filosofia, di religione e alla società, l’immaginazione attiva ha come scopo la creazione della personalità.

“C’era una volta un giardino. Tutti i giorni finita la scuola i bambini avevano l’abitudine di andare a giocare nel giardino del gigante. Era un giardino spazioso e bello con dodici peschi, e fiori belli come stelle. Un giorno il gigante fece ritorno dal viaggio in cui era andato a fare visita al suo amico orco di Cornovaglia”.

Immaginiamo il giardino come il luogo felice dove il bambino godeva dell’unità uroborica, o il rapporto stretto con la Grande Madre. Il Gigante interviene cacciando via i bambini e il racconto edipico è già rappresentato e agito nel gioco. Il nuovo giardino recintato dalle alte mura, sarà bianco di neve e ghiaccio finché il Puer Aeternus risveglierà la primavera nascosta per anni, come la bella Aurora addormentata. L’anima di ogni bambino come di ogni adulto, può essere destata o ridestata dalla meraviglia, dallo stupore, dall’incanto di un racconto immerso nella musica e negli oggetti scenografici, una mise en scene in continuo divenire, squisitamente personale, ricca di luci e di ombre nei suoi piccoli e grandi momenti. Nella letteratura e nelle fiabe tradizionali tutte le istanze psichiche, come le considerava Jung, saranno chiaramente rappresentate: ci sarà una principessa da svegliare o salvare, l’Anima/Animus archetipo dell’interiorità, che si chiamerà rispettivamente Aurora, Cenerentola, Rapunzel. Il piccolo bambino come il principe o l’eroe, è l’Io, il punto di raccolta, il centro di rappresentazioni in cui è riposta la propria identità, colui che propizia il  movimento. Il giardino, il castello, saranno lo spazio di gioco e anche il nostro corpo, con il suo rapporto sociale, la maschera, la Persona. Il gigante, la strega e il lupo sono l’Ombra, l’insieme delle possibilità di esistenza respinte in quanto considerate negative, tutti personaggi che dovranno mettersi in dialogo per lasciare il centro al Sé, espressione personale di quello che è universalmente umano, dove la magia produrrà l’incanto dell’integrazione, della trasformazione e della rivelazione della propria individualità.

La danza e il gioco, i momenti in cui la creatività emerge per seguire la musica o gli oggetti-stimolo di movimento, come il telo gigante – che rappresenterà il mare, il vento o la neve -, il labirinto di elastici – che rappresenterà il bosco incantato o la strada per tornare a casa -, risvegliano il mondo fisico e psichico sommerso da troppa educazione cognitiva e razionale. Danno la possibilità di fare accadere il momento poetico, il momento creativo in cui i bambini o gli adulti risvegliano lo stato di coscienza creativa che permette di provare diverse strategie e ri-conoscere le proprie preferenze motorie e di comportamento, nel rispetto del gruppo: risorse indispensabili per la salute e la capacità di relazione nella vita. Nella storia agita gli stimoli per inventare il gioco o il movimento vengono dalla danza, dal teatro, dalla musica, dalla poesia, dalla scultura e dalla scenografia che il racconto utilizza, e diventano strumenti per esplorare la relazione del corpo con lo spazio, il tempo, il peso, e il flusso dei movimenti.

La voce nella sua tonalità e nei suoi ritmi, la parola e il movimento che la accompagna e la sorregge, la gestualità mimica del volto, la poesia e la capacità di distinguere il mondo reale, il mondo simbolico e il mondo immaginario fanno dell’esperienza un motivo di gioia e godimento estetico e motorio. La scenografia diventa l’organizzazione vitale dello spazio. Saltare, rotolare, cadere, alzarsi è esplorare peso e conformazione del corpo. La musica si fa prolungamento del corpo, con il ritmo, i battiti e le pause che costituiscono l’esperienza del tempo. Il flusso del movimento che porta la melodia diviene veicolo di capacità di ascolto del mondo esterno e interno, ma anche del momento presente legato alla tradizione che la fiaba o i racconti portano con sé.

Essere parte della comunità umana che ha tramandato le storie è un’esperienza di mondialità e storicità che supera di gran lunga ciò che la globalizzazione può proporre ai bambini attraverso internet.

E-ducere ed e- muovere

Integrare un lavoro di educazione attraverso il corpo all’interno della scuola è un percorso che richiede tempo e collaborazione interdisciplinare, poiché tutto ciò che ci struttura fisicamente e psichicamente richiede tempo e  attenzione totale da parte degli adulti per poter agire in profondità. La base di ogni educazione, e quindi anche dell’educazione attraverso il movimento, sta nella profondità, nella ripetizione e nel respiro dell’esperienza, e non nella diversificazione di esperienze molteplici e frammentarie.

Educare, dall’etimo latino e-ducere, “condurre fuori”, è muovere. Formare, curare danzando è possibile quando il progetto è condiviso e integrato da parte di insegnanti, insegnanti di sostegno, genitori ed esperti esterni.

Le emozioni sono “impulsi ad agire”. Anche questa parola rimanda alla dinamica: la parola stessa emozione è composta dal verbo latino moveo, “muovere”, e dal prefisso ex, “da”, quindi e-movere sta ad indicare la spinta ad agire, insita in ogni emozione. Per gestire questi movimenti intimi, introversi, all’inizio il bambino ha bisogno di mostrarsi estroverso per essere accompagnato nell’esplorazione, per conoscere se stesso, avere fiducia nell’adulto, nel proprio corpo, nel proprio comportamento e nel proprio mondo; ha bisogno di essere guidato alla scoperta di aspetti sempre nuovi della perseveranza, dell’autocontrollo, della capacità di comunicare idee, sentimenti e concetti, della capacità di ascoltare e comprendere quelli altrui, della capacità di cooperare, equilibrando le proprie esigenze con quelle degli altri all’interno di un’attività di gruppo. Queste finalità affiancano le competenze legate all’intelligenza cognitiva. Occorrono programmi innovativi, così come nuovi strumenti e nuove discipline, e proprio perché le emozioni si servono della comunicazione non verbale, risulta necessario creare gli spazi dove il corpo possa parlare di sé.

A questo scopo il setting che la danza terapia crea offre una maggiore enfasi sul processo piuttosto che sul prodotto: l’attenzione è rivolta all’esperienza soggettiva del creare e dell’esprimersi durante l’atto della danza piuttosto che all’oggetto della creazione, pur restando importante. Secondo il fondatore del metodo LAM (lettura e analisi del movimento) Rudolf Laban,  la danza è un mezzo attraverso cui l’individuo diventa consapevole di se stesso e sviluppa abilità creative, espressive e sociali perché promuove il lavoro di gruppo; facendo leva sulle dinamiche di gruppo si potenzia ogni singolarità; lo sviluppo di creatività, immaginazione e individualità è stimolato dalla possibilità di fornire risposte personali ai “compiti” assegnati nel gioco-danza. Proprio per questa focalizzazione, i bambini imparano cosa il corpo può fare, quale forza ed energia ha, acquistano consapevolezza di sé, del tempo, del ritmo e della durata. Diventano padroni dello spazio, delle direzioni, delle misure e dei livelli; gestiscono il peso e la gravità, la fluidità, e l’immaginario nella voce e nel corpo. Inoltre sviluppano un’autostima silenziosa, lenta, ma incarnata nel piacere funzionale del corpo.

Educazione e prevenzione

Nelle ore scolastiche dedicate alla danza assistiamo, come artefici e spettatori, alla gioia e alla meraviglia dei bambini che si trovano coinvolti in una attività scolastica (ci teniamo a ribadire che si svolge all’interno della scuola e dell’orario scolastico, perché pochi anni fa non era così) che integra la sfera cognitiva con le sfere meno valorizzate dai programmi di istruzione: intuizione ed emozione. Ricordiamo che le funzioni psicologiche fondamentali descritte da Jung sono quattro: pensiero, sentimento, sensazione, intuizione. Il pensiero è intellettivo, con esso l’uomo cerca di comprendere la natura del mondo e se stesso. Il sentimento è il valore delle cose in rapporto al soggetto. La sensazione ha la funzione percettiva, apporta fatti o rappresentazioni concrete del mondo. L’intuizione è la percezione attraverso i processi dell’inconscio, l’uomo intuitivo va al di là dei fatti e costruisce elaborati modelli della realtà. Pensiero e sentimento sono denominati funzioni razionali, poiché fanno uso del ragionamento. La sensazione e l’intuizione sono funzioni irrazionali, perché basate sulla percezione del concreto e del particolare.

L’intelligenza emotiva, o intuito, è la capacita plastica di creare e dare forma attraverso il corpo e il movimento senza farsi una forma a priori dell’immagine da raggiungere. La costruzione dell’immagine di sé nel bambino è un processo dinamico legato al movimento e al cambiamento.

Nella proposta di raccontare una storia come induzione al movimento sono comprese attività strutturate, come imparare una coreografia, e semi strutturate che hanno come scopo accompagnare i bambini in modo progressivo e metodico verso uno stato di coscienza creativa dove spontaneità, immediatezza e impulsi saranno strumenti validi.

Spesso la richiesta da parte degli insegnanti di un nostro intervento a scuola è finalizzata a un saggio o una festa finale. A volte questo risponde più a un bisogno dell’insegnante di trovare un contatto diverso con i genitori e serve a guadagnare la loro fiducia,  usando il palcoscenico per avvicinare i genitori alla proposta educativa.

Per poter intervenire è quindi necessario per noi chiarire preventivamente quali sono i bisogni presenti e a chi appartengono. Gli interventi sono mirati ai bambini, che stanno però all’interno di tutta la rete di relazioni della comunità educativa, che diventa parte fondante dell’ambiente e quindi delle esigenze di cui non si può non tenere di conto. Nell’esempio del saggio, si dà ascolto ad ogni richiesta senza un giudizio, si può preparare una coreografia intelligentemente sviluppando ciò che di preventivo è insito nell’applicazione di una tecnica di danza. Ripetizione, tempo, e movimento tecnico possono offrire al bambino una struttura, uno strumento contenitivo, che per tanti bambini è assente. Ne sono esempio i bambini che non trovano riferimenti chiari a casa e si presentano come iperattivi. La ripetizione di strutture di movimento che diventano conosciute e famigliare sono fonte di riassicurazione e si trasformano in uno strumento valido nelle problematiche legate all’ansia.  Esecuzione, progressione, memoria possono essere fonte di un piacere che viene dalla congiunzione della sfera cognitiva con quella motoria. La capacità di attesa, di rispettare il turno, di posticipare la soddisfazione sono dinamiche che nel gruppo vengono aggiustate, o almeno presentate come un dato di fatto, e facilitano l’attenzione nell’approccio relazionale del bambino. Il ritmo può offrire un appoggio importante quando il bisogno è lo scarico delle tensioni o la catarsi. Migliorare le abilità di movimento significa migliorare la capacità di comunicare e, nella danza terapia, l’atto, prende il primato riguardo alla tecnica e l’abilità.

Nello stile motorio possiamo trovare lo stile della personalità, il modo di portare-sè verso gli altri, di comportarsi e agire nel proprio modo originale di essere al mondo.

Una proposta semistrutturata o di movimento creativo facilita il lavoro sulle emozioni e l’individuazione del pensiero laterale. Nella danza terapia il movimento è abbandonato, selvaggio, libero ma allo stesso tempo espressivo, sperimentato e incanalato. La descrizione dei vissuti dei personaggi, e le esperienze fatte nel gioco di rappresentare, permette di individuare, nominare e imparare a prendere una distanza oggettiva o fare un’azione in relazione all’emozione presente.  La rabbia, l’aggressività e la paura trovano spazio nel racconto quanto l’euforia, l’esaltazione e la gioia.

Il passaggio della percezione di sentire, all’azione o alla verbalizzazione di un emozione, e poi al movimento o alla espressione orale è carico di una energia e di una infinità di possibilità che i bambini imparano a gestire. È molto importante per i bambini crescere sapendo che sentire le emozioni ed esprimerle è un modo per modularle, e raggiungere obiettivi e relazioni significative.

Va reso importante il punto di contatto tra la realtà e il mondo immaginativo in cui i bambini trascorrono gran parte della giornata, per capire che l’immaginazione non è solo una fuga dalla realtà o una dimensione infantile, ma una possibilità di crescita e di rimanere in contatto con se stessi. Con la fiaba agita si accorgeranno che conoscere il mondo, gli altri e raccontare se stessi è un gioco duraturo fonte di fiducia e di gioia.

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